sabato 14 settembre 2013

Recensione "La fantasia degli infelici" di Mattia Surroz

Quella che vi propongo oggi è la recensione del primo albo della nuova collana della Renbooks "Italianissima". In questa collana verranno pubblicati i lavori di tutti quegli autori italiani che sentono il bisogno di esprimersi attraverso racconti autoconclusivi e di poche pagine, dove poter concentrare al meglio tutti i sentimenti che intendono trasmettere.
La fantasia degli infelici è il primo mini volume stampato in sole 100 copie di Mattia Surroz che apre questa nuova pubblicazione. Qualcuno di voi, come me avrà già sentito parlare di questo autore ma per chi ancora non lo conosce di seguito trovate qualche dato biografico gentilmente concesso da Renbook sul retro del volume di cui sto per parlarvi:


Mattia Surroz nasce il primo maggio 1982 ad Aosta.
Esordisce all'età di diciassette anni su "La Gazzetta della Valle d'Aosta".
Ha pubblicato per 001 edizioni "La nebbia e il granito" su testi Davide GG Caci e Fulvio Gambotto e "Pinelli e Calabresi - La storia sbagliata" su testi di Bepi Vigna. Ha pubblicato sulla rivista "ANIMAL's" di Coniglio Editore e sul sito di Renbooks.
Attualmente lavora a più progetti a fumetti e porta avanti parallelamente gli impegni da illustratore. Vive e lavora a Torino.



La fantasia degli infelici in origine sarebbe dovuto essere il primo capitolo di un'opera decisamente più lunga, progetto che poi è stato sospeso dallo stesso autore. Come viene specificato dallo stesso Mattia nell'intro, questa storia autobiografica racconta la fine del suo primo amore è vede in Fabio, protagonista della storia, colui che ne farà le veci raccontandoci la tragica rottura del suo rapporto con Alì, il suo fidanzato.
L'opera si sviluppa in non più di 16 pagine è l'autore concentra le sensazioni trasmesse principalmente col disegno, i testi infatti ricoprono un ruolo quasi del tutto secondario. Non servono molte parole per comprendere i sentimenti che Fabio prova di pagina in pagina, dal rientro a casa dopo la spesa a una doccia all'apparenza rivitalizzante fino a giungere a una sigaretta concessa sul balcone, sul viso del protagonista scorrono spossatezza, tristezza, rimpianto e la dura accettazione che qualcosa manca e che forse non tornerà mai più. Come giustamente racconta Fabio le persone che hanno a che fare con lui cercano di incoraggiarlo spronandolo a non lasciarsi andare, "la vita continua" gli dicono ma cosa ne sanno loro di quello che lui sta provando in questo momento. Come possono comprendere che si sente quasi soffocare, gli manca il respiro a ricordare ciò che è stato, mentre la sua fantasia si espande e vaga per mondi inesplorati dove lui e Alì sono nuovamente insieme in un'atmosfera idilliaca fatta di amore, gioia e serenità. Ma rintanarsi nei sogni non serve a superare il dolore di un amore perduto, il sonno può lenire momentaneamente la sofferenza che durante il giorno Fabio prova ma una volta sveglio tutto si ripete e lui si ritrova nuovamente sopra a quella ruota della tortura che instancabilmente continua a girare.


Lo stile di Mattia risulta molto forte per i sentimenti trattati man anche incredibilmente delicato per il modo in cui vengono proposti. Il disegno ricorda molto quello di alcuni autori americani, la raffigurazione di Fabio e Alì è quella che potremmo trovare nell'iconografia classica del bear, e la contrapposizione tra l'apparenza forte e risoluta di questi omoni irsuti e la vulnerabilità che poi mostrano crea un mix favoloso. Come ho detto prima la capacità dell'autore di imprimere i sentimenti nel disegno rende quasi inutile l'uso del testo. Il volto di Fabio è più espressivo di mille parole e l'uso sapiente della colorazione riesce a creare ombreggiature che aumentano la teatralità delle tavole e la gravità delle sensazioni provate. Di forte impatto è poi la scelta delle immagini usate come quella del palombaro per esprimere la sensazione di soffocamento che prova Fabio ogni volta che si accorge che i segni lasciati da Alì stanno lentamente scomparendo, oppure quella di quando steso nel letto sonda con la mano la parte che una volta era occupata dal suo amante. Lo stile di disegno lasciato in vari punti volutamente imperfetto e minimale, non rinuncia al dettaglio nelle parti che lo richiedono maggiormente come il volto vero elemento espressivo di Surroz.


Sono molto felice che questo piccolo albo sia entrato a far parte della mia collezione. Un volume semplice ma dal grande contenuto, da rileggere ogni volta che abbiamo bisogno di riprendere il contatto con la realtà, di ricordarci di vivere ogni istante al massimo con la consapevolezza che potrebbe essere l’ultimo e imparare a ricucire qualcosa che si era spezzato in modo che in futuro possa tessere qualcosa di più grande di una semplice toppa.


Vi lascio con poche frasi dello stesso autore che ben esprimono il concetto di questo albo:


“Un amore che muore è un lutto da elaborare e condividere è il primo passo per guarire. Il fumetto è il linguaggio migliore per poter raccontare quel silenzio”

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