sabato 23 agosto 2014

La regina delle nevi di Michael Cunningham

Cover dell'edizione italiana
Autore: Michael Cunningham
Titolo Italiano: La regina delle nevi
Titolo originale: The snow queen
Data di pubblicazione: 25 giugno 2014
Editore: Bompiani
Pagine: 288
Tipologia: Brossura con sovraccoperta
Prezzo: 18,00 €
ISBN: 9788845276453
Il mio voto: 

Trama dell'editore
Barrett Meeks, reduce dall’ennesima delusione amorosa, sta camminando per Central Park quando all’improvviso sente di dover guardare verso il cielo; lassù vede una luce pallida, evanescente, che sembra illuminare proprio lui con un’aura quasi divina. Barrett non crede nelle visioni – o in Dio – ma non può negare ciò a cui ha appena assistito. Allo stesso tempo, nel più modesto quartiere di Bushwick, a Brooklyn, Tyler, il fratello di Barrett, un musicista ancora in cerca del successo, sta tentando – con poca fortuna – di scrivere una canzone per la sua fidanzata Beth, da eseguire il giorno del loro prossimo matrimonio. Beth è molto malata e Tyler è deciso a scrivere una canzone che non sia solo una ballata romantica, ma una vera e propria espressione di eterno amore. Barrett, ossessionato dalla luce, si butta a capofitto nella religione. Tyler invece si convince sempre più che solo le droghe possono sbloccare la sua vena creativa. Beth da parte sua cerca di affrontare la vita con la forza e il coraggio che riesce a raccogliere. Come in Le Ore, Michael Cunningham coglie i personaggi di questo suo sesto romanzo nei momenti decisivi delle loro esistenze, momenti in cui si toccano la vita e la morte, il dolore e il piacere, il desiderio e l’abbandono. E conLa regina delle nevi ci consegna una storia luminosa che arriva diritta al cuore del lettore e che lo accompagnerà per lungo tempo.

La mia recensione
Cunningham è un'autore che io personalmente amo molto ed ho adorato molti dei suoi precedenti lavori ma sarei un bugiardo ad ammettere che questo romanzo mi ha entusiasmato come gli altri. Probabilmente l'idea iniziale era anche buona ma i molti elementi trattati non sono stati a mio parere gestiti nel modo migliore. La storia non ha un vero equilibrio parte da un punto preciso e definito ma poi di dipana, tergiversando sulle vicende di ogni personaggio, annacquandole e rendendole poco tangibili. L'autore come sempre si concentra sull'introspezione psicologica dei personaggi concentrandosi su fatti quotidiani e soprattutto reali a dispetto del titolo fiabesco del romanzo non si accenna a niente di fantastico. Nel romanzo vengono sollevati argomenti come l'omosessualità (componente molto cara all'autore) intesa come parte integrante della vita di un individuo e non come protesta sociale di un diritto umano, la malattia e degli effetti che questa comporta alla persona che la porta e a coloro che ruotano intorno al malato andando a toccare anche il senso di tristezza e disperazione che essa solleva, l'uso di droghe o comunque una dipendenza usata come anestetizzante del dolore o veicolo per innescare creatività, le relazioni sociali che includono il concetto di famiglia e l'amicizia e del rapporto uomo-divinità. Tutti concetti importanti, reali e quotidiani gestiti tuttavia in modo sconclusionato, quasi come se l'autore non abbia avuto ben chiaro fin dall'inizio dove voleva andare a parare. L'apparizione divina di Barrett che viene più volte messa in discussione nel corso del romanzo è oltremodo abusata e rompe terribilmente il ritmo della narrazione perché i personaggi partono con un discorso che potrebbe portare a sviluppi interessanti ma poi ricadono nell'interrogarsi su questa misteriosa luce che sembra influenzare prepotentemente le vicende. Non mancano poi dei salti di scena/argomento decisamente fastidiosi che spezzano la concentrazione del lettore. Il senso finale che lascia e di non riuscire a catturare veramente il lettore, la lettura è scorrevole ma alla fine quanto resta veramente di cui che si è letto? In definitiva cerco sempre di trovare del buono in ogni romanzo che leggo ed apprezzo quindi che l'autore abbia accennato agli argomenti sopra citati ma sono sicuro che avrebbe potuto fare di meglio. Consiglio vivamente di non avvicinarsi all'autore con questo romanzo, optate piuttosto per Le Ore, Una casa alla fine del mondo o Carne e Sangue.

2 commenti:

  1. Secondo me, il declino di questo autore è iniziato con "Giorni Memorabili", che aveva pure dei passaggi molto belli (ed una struttura originale) , ma nel complesso mancava di "qualcosa"... Mancanza che si è ripetuta nel vacuo "Al limite della notte". Ora, io ho amato moltissimo quest'autore (per me "Le ore", "Una casa alla fine del mondo" e "Carne e Sangue" sono dei libri crudeli ma bellissimi) ma questo suo nuovo romanzo ho davvero poca voglia di leggerlo, soprattutto dopo quello che ho letto in giro (compresa la tua bella recensione). Peccato, ma in cuor mio prego perché Michael torni a scrivere romanzi bellissimi!

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    1. Concordo con te Yue, in passato Cunningham ci ha regalato delle storie bellissime ed estremamente particolari ma le sue ultime produzioni hanno lasciato leggermente a desiderare, nonostante il suo desiderio di portare sempre qualcosa di unico si percepisca sempre dai suoi scritti. Quest'ultimo romanzo mi lasciato veramente poco e mi dispiace doverlo ammettere, ma i passaggi non avevano un filo logico, le situazioni sono intricate ma dal punto di vista della struttura e donano poca comprensione e l'obbiettivo reale dell'autore non si comprende fino alla fine. Spero veramente che i suoi prossimi libri riacquistino lo splendore di un tempo, personalmente lascerò sempre una possibilità aperta a questo autore.

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